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Gigi Sella (sax soprano), Francesco Signorini (tastiere), Stefano Olivato (basso elettrico),
Paolo Prizzon (batteria), Leonardo Di Angilla (percussioni) Ospite: Airto Moreira (percussioni)
Nato dalla comune passione per i Weather Report – formazione che ha segnato
profondamente la storia del jazz contemporaneo – il gruppo 9 O’Clock è formato da cinque noti
musicisti dell’area veneta, ciascuno con diverse esperienze professionali alle spalle. Non c’è
soltanto lo studio del repertorio della leggendaria band americana alla base del loro percorso
musicale, ma più in generale anche quello del linguaggio della fusion, genere spesso a torto
snobbato dai jazzofili. Quella che poteva rimanere soltanto una delle molte “tribute band” in
circolazione, ha però trovato durante sei lunghi anni di attività nuovi stimoli e più ambiziosi
obiettivi, provando ad affiancare con il tempo ai brani di Zawinul e Shorter (ma anche di
Pastorius) sempre più numerose composizioni originali. La maturazione artistica e l’invidiabile
affiatamento del quintetto, così come il fondamentale incontro con Airto Moreira – che aveva
addirittura suonato nel primo disco dei Weather – “maestro” per nulla inavvicinabile anzi,
inaspettatamente disponibile, hanno fatto il resto. E’ sembrato quindi naturale fissare su nastro
quest’originale percorso artistico, cui ha aggiunto entusiasmo l’insperata quanto preziosa
partecipazione di Airto Moreira, che già s’era affiancato alla band in alcuni concerti. La musica
che si ascolta in questo loro primo album, volutamente registrato in presa diretta – quasi si
trattasse di un’esibizione “live” – è lo specchio fedele di quello che gli appassionati hanno già
potuto apprezzare più volte dal vivo. E’ stato proprio il costante e caloroso consenso del
pubblico a convincere i cinque musicisti veneti ch’era giunto il momento d’incidere un disco.
Ciò consentirà a molti altri jazzofili, non solo italiani, di gustare una musica ancor oggi fresca e
stimolante, per niente datata. Degli otto brani scelti, uno è un avvincente dialogo percussivo fra
Moreira e Di Angilla, ed un altro è lo “storico” Black Market di Joe Zawinul. Gli altri sono invece
tutte composizioni originali. Ritroviamo così lo swingante One Step di Sella – già comparso in
«Huahine» (Caligola 2074) – un ipnotico Flex di Signorini ricco d’influenze shorteriane, e ben
quattro composizioni di Olivato, bassista del gruppo che, se in Sette passi e Luna piena rivela
tutta la sua ammirazione per Zawinul, condisce i più cantabili Waiting for dinner e Hamburger di
efficaci riff e fraseggi, mostrando di aver sì ben assimilato – come potrebbe essere altrimenti! –
la lezione di Jaco Pastorius, ma soprattutto grande padronanza dello strumento, buon gusto e
spiccata personalità.