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Luca Alfonso Rossi (chitarre, voce e cori, basso, drum machine, batteria, piano, tastiere, organo Hammond, vibrafono).
Aggiunti: Simone Filippi (batteria, organo Hammond) nei brani 1/2/3/7/8/11;
Ezio Bonicelli (chitarra, violino, timpano) nei brani 1/3/4/).
Ospiti: Mauro Zobbi (basso) nel brano 3; Silvia Barbantini (voce recitante) nel brano 2.
1) E sai cosa c’è (S. Barbantini); 2) Siamo di qua (S. Barbantini); 3) Luce mai riposa (Marco Menardi);
4) La luna alla tv (M. Menardi); 5) È come una giostra (M.Menardi); 6) Una volta era meglio (L. A. Rossi);
7) Ali vive libero (L. A. Rossi); 8) Sono andato nel campo (Sandro Campani); 9) Vieni avvicinati (S. Campani);
10) Il buio sospeso (S. Campani); 11) Piccola nave (M. Menardi).
Tutte le musiche sono di Luca A. Rossi: i testi come sopra indicato. Registrato e mixato tra gennaio 2017 e giugno 2018
da Luca A. Rossi presso Ust Recording Station di Villa Minozzo (RE); masterizzato da Davide Barbi.
Nel 2015, a dodici anni di distanza dal loro scioglimento, Luca Rossi e Simone Filippi, spiazzando tutti, hanno riportato alla ribalta una delle storiche formazioni dell’underground italiano, gli Ãœstmamò – ch’erano stati attivi dal 1991 al 2003 pubblicando inaspettatamente un nuovo album di inediti, «Duty Free Rockets» (Gutenberg Music), cantato in inglese e con chiare ambientazioni “blues roots†di matrice nordamericana. Nel 2018 Luca Rossi e Simone Filippi, con l’aiuto di un altro storico membro della band, Ezio Bonicelli, tornano a far parlare degli Ãœstmamò con un nuovo lavoro, «Il giardino che non vedi», composto da altre undici canzoni inedite, questa volta tutte in italiano, che riavvicina la band alle sue sonorità più classiche, con atmosfere tipicamente di fine millennio, incrociando minimalismo e la tradizione, tipicamente americana, della “guitar songâ€. Dietro a questa nuova fatica c’è l’aiuto di tanti amici–ospiti e collaboratori, ma anche, molto importante, quello di Giovanni Lindo Ferretti, già mentore dei loro primi tre album, e con cui Rossi e Bonicelli da qualche anno collaborano attivamente, soprattutto dal vivo. Come nei precedenti lavori, anche in questo disco si possono ascoltare bozzetti del tutto personali, coinvolgenti ed estremamente originali. La nuova direzione oggi intrapresa dal gruppo sembra ancora più intima e malinconica. Tutte le musiche sono composte da Luca Rossi, mentre i testi, ad esclusione di due canzoni, sono firmati da Marco Menardi, componente del gruppo milanese Wolfango, dallo scrittore Sandro Campani e da Silvia Barbantini, qui anche voce recitante, già cantante degli Ãœstmamò prima di Mara Redeghieri, che torna quindi a collaborare dopo quasi trent’anni con la storica band emiliana. Per il principale artefice e riconosciuto leader del gruppo, Luca Rossi, “… questo disco è una dichiarazione d’amore profondo al posto in cui vivo un atto di affetto ai suoi boschi, ai suoi fiumi, alle sue strade, alle sue montagne, ai grandi cieli azzurri, al vento che ti toglie il respiro, alle stagioni che passano, a tutto quello che passa davanti alla mia finestra, al piccolo pezzo di mondo in cui vivo (l’Appennino reggiano). Dentro ci sono le mie radici, c’è un legame profondo e misterioso che non so spiegare. Lo sentivo da bambino e lo sento ora: per fortuna sono di qua. Alla fine, mi sembra che questo disco sia la più sincera e naturale maturazione degli Ãœstmamò, e per fortuna siamo ancora qua …â€. Aggiunge ancora Rossi parlando del nuovo lavoro: “Non ho una regola fissa quando mi metto a comporre, ogni volta è sempre diverso. Difficilmente ho le parole, anzi non le ho quasi mai, poi il lavoro prende la sua strada e alla fine di questo tragitto ha un carattere, una personalità , anche se non lo vedi, lo senti e se presti attenzione ti si presenta… “. Se in «Duty Free Rockets» la paura nell’affrontare una canzone senza avere a fianco l’incisiva voce di Mara Redegheri è stata vinta rifugiandosi nell’inglese, lingua apparentemente più adatta al nuovo corso musicale, ne «Il giardino che non vedi» Luca Rossi, che si è sempre sentito soprattutto un chitarrista, rompe ogni indugio, sia come cantante che, in due brani, anche come paroliere. Una menzione particolare merita infine la grafica del disco, che contiene delle riproduzioni di opere originali su lastra d’ottone, dipinte a tecnica mista, dell’artista Mirko Zanni.